domenica 26 aprile 2009

...dalla parte dei nottambuli

La rivincita dei nottambuli
Chi va a letto tardi (ma dorme 8 ore) ha performance migliori

MILANO - È la rivincita dei tira-tardi la sera. Forse perderanno, il mattino dopo, quei preziosi momenti che «hanno l’oro in bocca», ma si scopriranno più attivi duran te il giorno e, soprattutto, ver so sera, quando gli altri, i mattinieri, cominceranno a sbadigliare per la stanchezza. Tutto merito, dicono alcu ni ricercatori belgi, della par ticolare interazione che si crea fra il loro orologio biolo gico (quello che regola il rit mo sonno-veglia) e la cosid detta pressione del sonno (le gata non tanto all’ora più o meno tarda, quanto al nume ro di ore trascorse da svegli).

Quando si parla di sonno, il mondo si divide in due: i gufi-nottambuli, che tenden­zialmente vanno a letto tardi, e le allodole-mattiniere che non riescono a dormire dopo le sei-sette di mattina. Un de stino scritto nei geni. E fra questi, ci sono anche i casi estremi di chi si corica all’al ba e di chi, a quell’ora, si alza. Philippe Peigneux e Chri stina Schmidt dell’Università di Liegi hanno proprio scelto questi due estremi per la lo ro ricerca: 16 mattinieri e 15 nottambuli. L’idea era quella di valutare le performance mentali di questi due diversi «cronotipi», nel corso della giornata. A tutti veniva con cessa, per una settimana, la possibilità di dormire secon do gli schemi abituali, ma per una durata standard di otto ore per notte: rimaneva no così svegli all’incirca 16 ore durante il giorno. Succes sivamente, per due giorni consecutivi, i partecipanti ve nivano sottoposti, nel corso della giornata, a una serie di test utili a valutare il grado di attenzione e la capacità di concentrazione (dovevano osservare dei numeri su uno schermo e schiacciare un pul sante quando cambiavano). Non solo: venivano anche sottoposti a una risonanza magnetica, per monitorare l’attività cerebrale, un’ora e mezza dopo la sveglia e dopo 10 ore e mezza trascorse da svegli. È vero, come già si sapeva, che i mattinieri cominciano in gran forma la giornata, ma perdono progressivamen te lo sprint, cominciano a sentire la pressione del son no e, salvo un guizzo di atten zione verso il tardo pomerig­gio, scivolano a poco a poco verso uno stato di torpore. Gli altri, invece, migliorano le loro performance mentali, a mano a mano che passano le ore, e le mantengono an che in serata.

Il segreto di questa situa zione, come spiegano i ricer catori su Science, sta in una parte del cervello, chiamata nucleo sovrachiasmatico, che regola appunto i ritmi circadiani: nel tipo mattinie ro, la pressione del sonno, che si accumula a mano a ma no che passano le ore, non è contrastata dall’azione di questo nucleo, che invece ri sulta molto attivo nei not tambuli. Ecco perché appaio no ancora freschi e riposati anche dopo undici ore di ve glia (e di lavoro). Conseguenze pratiche di questa nuova ricerca nella vi ta di tutti i giorni? Almeno due. Chi valuta i rischi di inci­denti, per esempio nel cam po dei trasporti, non deve più tenere conto soltanto del l’ora del giorno o del tempo trascorso al lavoro, ma an che del «cronotipo» del lavo ratore. Seconda. Chi si rico nosce nel genere «nottambu lo » può essere contento, ma non del tutto. Se sceglie un lavoro che gli consente, co munque, di dormire otto ore e di svegliarsi tardi, va bene. Ma se poi è costretto ad alzar si presto, rischia di andare in debito di sonno.

Adriana Bazzi
26 aprile 2009


Fonte:corriere.it

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